L’accettazione del proprio corpo è un processo che dura tutta la vita. E’ la prima nostra caratteristica che emerge quando ci rapportiamo agli altri, anche se rimaniamo in silenzio; il nostro corpo comunica, il nostro corpo, a volte viene giudicato, il nostro corpo è fonte di gioie e di dolori, il nostro corpo può essere un amico o un nemico per noi stessi.
Il corpo è soggetto a tante trasformazioni che segnano il passaggio da un’età all’altra e si tratta di trasformazioni sulle quali non possiamo esercitare un controllo completo: per intenderci, non possiamo pretendere che il nostro corpo non cambi dall’infanzia all’adolescenza o dall’adolescenza all’anzianità.
Possiamo prendercene cura, adottare degli accorgimenti se lo vogliamo.
Il periodo della gravidanza è la massima espressione di scarso controllo sul proprio corpo; le trasformazioni sono tante e, inizialmente, hanno un ritmo lento, mentre, ad un certo punto, diventano molto veloci.
La pancia che cresce, le forme che diventano più sinuose, alcune difficoltà che si percepiscono in determinate parti del corpo. Si tratta di una trasformazione interna che determina tantissime trasformazioni esterne e ben visibili.
Tutto questo avviene per accogliere una nuova vita che cresce nel corpo della donna.
Pensando proprio a questo aspetto, verrebbe da pensare che sia semplice e naturale accettare il proprio corpo che subisce delle trasformazioni in maniera così evidente. Ma non è cosi scontato come sembra.
In ballo ci sono tanti fattori: il rapporto che la donna aveva con il proprio corpo prima della gravidanza, la disposizione individuale ad accettare i cambiamenti della vita, il supporto che la donna riceve dalle persone significative che le sono vicino in questo periodo.
Non è utile demonizzare una donna che non si sente a proprio agio in un corpo che si sta trasformando; è utile, invece, accoglierla in questi suoi vissuti e comprenderne le cause soprattutto se questo disagio si protrae e se pregiudica alcuni importanti aspetti della vita quotidiana.
Non dimentichiamo che il rapporto con il nascituro ha inizio sin da quando è ancora in pancia ed è importante che la futura mamma si senta libera di esprimere le proprie emozioni senza nessun senso di colpa perché comunicarle è già un primo passo per poterle comprendere ed, eventualmente, elaborarle.
Con l’arrivo dell’estate, le future mamme si confrontano ulteriormente con l’esposizione del proprio corpo e devono anche confrontarsi con l’aspettativa sociale che ci vuole perfette per la fantomatica, e non dovuta, “prova costume”. Vorrei concludere questa riflessione sui corpi delle gravidanza, ma in generale, su tutti i corpi proponendo l’immagine del corpo come una delle nostre tante caratteristiche perché nessuno di noi inizia e finisce con il corpo. Siamo un po’ come il simbolo dell’infinito, sinuoso e dalla difficile determinazione di un inizio e di una fine. Il corpo è la mia casa e, come tale, contiene me che sono un essere umano complesso, unico ed irripetibile.
dott.ssa Giuliana Lacalandra – psicologa